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Una Capanna Margherita in scioltezza

Prime tracce sul Monte Rosa

 “Franco, sei quello con la maglia gialla al di là del parcheggio?”

“Si sono io. Ah ti vedo forse. Metto giù”

E così iniziò la nostra avventura sul Monte Rosa…

Franco e Michele sono due scout e padri di famiglia, ma più di tutto sono due curiosi. Il mondo dell’alta montagna li affascina e li incuriosisce, tanto che scelgono di lasciare i loro amati Monti Sibillini per venire a sentire l’ ebbrezza dell’aria sottile al rifugio più alto d’Europa, la Capanna Margherita!

È la mattina del 19 luglio e il sole splende. C’è alta pressione, ma persiste un po’ di vento in quota. Ad Alagna Valsesia fa un caldo da scoppiare! Nostro malgrado quindi indossiamo i pantaloni da montagna e gli scarponi, chiudiamo gli zaini e ci dirigiamo (già sudando) verso il Caffè delle Guide, a Mangiare un boccone giusto prima che aprano gli impianti. Alle 14 siamo seduti sull’ovetto che ci porta a Pianalunga, dal quale possiamo osservare dall’alto la bellezza del paese Walser con tutte le sue borgate sparse, coperte di fiori.

“Franco, hai già perso il biglietto?” – Il nostro eroe si strofina tutte le tasche con un filo di affanno davanti al tornello del impianto del Cimalegna, fino a che uno sguardo liberatorio non ci rivela la vittoria: trovato!

A Indren tre bellissimi stambecchi ci guardano spalmarci la crema da sole, e poi ci seguono con lo sguardo mentre ci allontaniamo verso il rifugio Gnifetti.

In breve siamo sul terrazzo del rifugio in pantofole, che beviamo una bella birra fresca ampiamente meritata… e scopro di avere di fronte a me due veterani del ragby! …veterani del ‘terzo tempo’… bevono!!

Prima di cena saliamo fin sopra al rifugio per ispezionare insieme il percorso dell’indomani e notiamo le criticità: la zona dietro il rifugio presenta parecchi crepacci ben mascherati, quindi dovremmo fare attenzione al buio. Poi il ghiacciaio inizia ad essere più ripido e la traccia presente sembra molto faticosa. Dovremmo probabilmente cercare una linea alternativa più di nostro gradimento (freeride!).

Inoltre dovremmo partire ben vestiti visto il vento che danno sul Rosa l’indomani… guanti pesanti e berretto!

Rientriamo al caldo del rifugio e in men che non si dica ci troviamo seduti a tavola a gustare i soliti manicaretti della cucina del rifugio.  Pazzesco come riescano a cucinare bene nonostante l’alta quota ci metta lo zampino: pasta alla carbonara top, arrosto con patate e semifreddo per dessert! Wow!

Veloce occhiata al tramonto verso il monte Bianco e poi tutti a nanna di corsa! Domani sveglia alle 3.45!

Driiinnn!

In un lampo siamo tutti in piedi. C’è chi ha dormito e chi non molto, ma l’eccitazione è tale che non ci si pensa più. Ora l’unica cosa è andare!

Colazione degna di un rugbista, poi arriva il rito degli scarponi e dell’imbrago. La corda ed i ramponi vengono subito dopo, quando sul terrazzo al fresco del mattino accendiamo le pile frontali. La luna crescente indica la metà del mese ma purtroppo non fa abbastanza luce da evitare di inciamparci sulla scaletta dietro il rifugio, che di prima mattina, freddi, risulta sempre la parte più ostica della giornata.Gioele al Monte Rosa

Dopo di essa una immensa distesa di ghiaccio si apre davanti a noi. Bellissime carovane di lucine fittamente spaziate, costituite dagli alpinisti che ci precedono, indicano la direzione in cui andare. Sembra un po’ una pista di atterraggio per aerei ubriachi…Verso il Colle del Lys Monte Rosa

Quando il sole inizia a schiarire il cielo, alle nostre spalle ci si apre il panorama atomico dei quattromila valdostani: il Gran Paradiso e a sinistra, quasi coperto dal Naso dell’Lyskamm, sua maestà il Monte Bianco. Essi prendono via via colore con il passare del tempo, e con l’ aumentare dei raggi del sole. E anche noi, come i nostri amati monti, appena raggiungiamo il sole al Colle del Lys, abbandoniamo il colore pallido dei nostri volti indirizziti, in favore di un rosa candido, più vivo che mai grazie al mix sole+panorama top sulla nord dell’ Lyskamm e sulla est del Cervino, laggiù.

Dal Colle tutto diventa più semplice apparentemente: si vede la nostra meta e si cammina un po’ in discesa, per il piacere delle nostre gambe. Se uno e stanco, da li in poi va per inerzia. Ma non è il nostro caso! E poco più che due ore dopo, eccoci nel ripido muro finale che conduce sulla cima di Punta Gnifetti!

Capanna MargheritaIl panorama dalla cima è mozzafiato, e il vuoto che si può gustare dal terrazzo sul versante di Alagna è infinito. Il muro in lamiera nera del rifugio ripara dal vento ed emana il calore accumulato durante le ormai tante ore di sole passate. Da dentro arriva un piacevole profumino di… PIZZA MARGHERTITA!!!!!

Ci godiamo per un ora la nostra vetta e poi ci rincamminiamo verso valle… ma non senza passare a salutare anche la cima del Cristo delle Vette!

Poco sopra il rifugio incontriamo i nostri compagni di stanza, che ci narravano dei loro 75 quattromila alpini. A loro ne mancano solo più 9 per completare la lista… e a noi ora, 80!

The alla Capanna Margherita

Complimenti Franco e Michele!